Tu cosa ci vedi?
Sapete cosa ha detto Stephen King una volta? Che anche se la quantità non è garanzia di qualità, spesso produrre molto può portare a sviluppare un lavoro di pregio.
E dopotutto non è un po’ così che funziona l’apprendimento da bambinə? Disegni così tante volte un fiore finché non impari a farlo al meglio (o capisci che non sei portato per il disegno, opzione 2). Insomma, non ci stupisce che nella quantità si vada a sviluppare la qualità.
Questo è particolarmente vero se poi parliamo di creatività.
L’esempio del disegno da bambinə ne è la dimostrazione: la ripetizione continua – spesso ai limiti dell’alienazione e del perfezionismo – è la madre del processo.
È nel processo che si smussano gli spigoli, si definiscono i parametri di “successo”, si intuisce il potenziale, si intravedono le opportunità non ancora esplorate. È il processo che ci porta dal disegnare la margherita a cinque petali al comporre un’opera di ikebana.
Ovviamente lo sottolineiamo: anche se parliamo di creatività non stiamo parlando di Arte, ma di ordinary art, come la definisce David Bayles nel suo libro, Art & Fear. Noi che lavoriamo nella comunicazione non abbiamo (sempre) velleità creative, per questo siamo consapevoli che si tratta più di prodotto che di arte. E ancora una volta, tutto sta nel processo (catena di montaggio di Ford docet?).
Il ragionamento difatti non cambia: che sia una pagina pubblicitaria o il logo di un nuovo brand, è nella produzione quantitativa che spesso risiede l’output di qualità. Non diciamo questo per giustificare le mail che iniziano con “So che volevi una soluzione unica ma eccoti qui 7 proposte diverse”, ma per spiegarvele.
Non siamo creativi capricciosi e indecisi, siamo solo ricercatori appassionati.
Non siamo in balia di una perfezione inarrivabile, siamo volontariamente prostrati all’altare della sperimentazione.
No, non siamo lunatici e incapaci di spiegarvi il perché di quel font, è solo che spesso spiegarlo significa mettervi a conoscenza del fatto che prima di quello stile ne sono seguiti altri ventitré, tutti scartati.
Non ci serve più tempo perché tentenniamo, ci serve tempo per produrre quantità e raggiungere il giusto concetto di qualità.
L’eterna battaglia “qualità vs quantità” per noi è un loop cognitivo senza via d’uscita. Non si tratta di dover scegliere, si tratta di comprendere che tutti e due i sostantivi sono ugualmente necessari nel processo creativo.
Parola di graphic designer.
Anna Ghielmi