Tre livelli di lettura.

Can A.I. do that?

Questo titolo non è un messaggio motivazionale o ispirazionale, ma una domanda lecita che ha due, anzi tre livelli di lettura, e sono dubbi che tutti noi abbiamo il diritto e il dovere di porci quotidianamente. Vediamoli insieme.

Il primo è “Can I do that?” da essere umano, sono in grado di fare questa cosa? Ho le capacità necessarie?
Il secondo è “Can A.I. do that?” può l’intelligenza artificiale fare tutto da sola?
Il terzo, infine, è l’unione dei primi due e sarebbe “Can A.I. & I do that?” può l’essere umano insieme all’intelligenza artificiale creare qualcosa di unico e collaborare nel modo giusto?

Nel marketing moderno, l’intelligenza artificiale è perlopiù nota come forza catalizzatrice, che in alcuni casi è vista come minaccia, in altri come supporto, in altri ancora come tecnologia a cui sottrarsi. E sappiamo benissimo il motivo: la paura diffusa è che l’AI sappia fare tutto senza di noi. Ma è davvero così?
Per rispondere a questa domanda, possiamo prendere spunto da un altro ambito.

Pensiamo alla musica e alla sua composizione: ci sono ormai pianoforti che riproducono melodie muovendo i tasti senza bisogno dell’intervento umano, mixer che compongono e campionano melodie per creare vere e proprie canzoni, così come strumenti che possono far cantare persone e band non più in vita.
In tutti questi casi, la musica è sicuramente corretta: non ci sarebbero grandi “errori” di composizione o riproduzione, anzi, a volte la tecnologia è molto più precisa di noi, anche se si potrebbe percepire una “mancanza umana”.
Ciò non significa che il risultato possa essere percepito per forza come monco, anzi: in alcuni casi potrebbe proprio funzionare. La domanda è un’altra: perché lasciare che l’AI faccia tutto da sola, se il nostro supporto può migliorarla?

Ed è così che il pianista dà anima alla composizione, il producer sceglie il campionamento dei brani per esprimere emotività e così via.
E se seguendo questo ragionamento tornassimo a parlare di marketing?
Di sicuro l’AI può fornire dati, analisi e automazione, ma è l’apporto umano che aggiunge quel tocco di creatività e empatia indispensabile per connettersi con il pubblico e formulare strategie che funzionino.

Come testo e musica si fondono per creare una canzone grazie al contributo dell’uomo, così l’AI e l’apporto umano devono unirsi nel marketing per ottenere risultati efficaci.
L’AI può gestire compiti ripetitivi e analitici, come l’ottimizzazione delle campagne pubblicitarie o la segmentazione del pubblico, i report e le analisi, liberando tempo e risorse per gli esseri umani concentrarsi su ciò che fanno meglio: creare contenuti coinvolgenti, sviluppare strategie innovative e costruire relazioni autentiche con i clienti per alimentare il proprio brand.

Il paradosso è questo: siamo in un’era in cui i consumatori cercano sempre più autenticità e connessione, ma ci serviamo di strumenti che sembrano impersonali. Per questo diventa cruciale trovare un equilibrio tra l’efficienza dell’AI e l’umanità del marketing.

Le strategie vincenti saranno quelle che integrano l’intelligenza artificiale in modo sinergico con l’ingegno umano, sfruttando la potenza dei dati per informare e ispirare le decisioni creative.
In definitiva, “Can A.I. do that?” diventa una domanda che concilia il nostro apporto umano con quello dell’intelligenza artificiale, creando un’armoniosa unione difficile da scardinare.

E ora, Can you do that?

Massimiliano Salvadè