Il nostro cervello fa indigestione di tecnologia.

Un tempo rincorrevamo le prede a piedi nudi nel bosco e adesso riceviamo la spesa a casa con un semplice tap. E tra poco potremo anche smettere di preoccuparci di quel click perché sarà il nostro frigorifero a ordinare la spesa al posto nostro.

Insomma, far convivere tecnologia e longevità si può fare ma a quanto pare non tutti ci riescono.

Diciamo che ci stiamo rincoglionendo. Capacità cognitive ai minimi termini, aumento di disturbi neurologici e vera e propria tossicodipendenza digitale. E negli anni a venire sarà sempre peggio.

Ricordo che da ragazzo mi sono spesso domandato quale sadismo si celasse dietro la volontà dei genitori di mettere al mondo figli per poi votarsi al proibizionismo e costringerli in scuole angoscianti e dai discutibili dogmi, eppure la risposta sembra avercela servita ancora una volta la tecnologia.

Siamo continuamente tempestati da annunci che ci promettono di saper leggere, scrivere, parlare e comprendere altre lingue, avere una buona dizione, recitare, disegnare, inventare, comporre musica, dipingere, scolpire, analizzare, calcolare, valutare, decidere, fare migliaia di cose… tutto senza aver mai studiato nulla di tutto ciò.

Sono sicuro che questo troverà un senso, un giorno.
Ma spero che di fronte alla rivoluzione tecnologica che ci sta colpendo, oltre a coloro che sceglieranno la strada più semplice, ci sarà anche chi sceglierà la strada più saggia.

Esattamente come c’è stato chi, nella vita, ha scelto le pantofole e chi invece ha scelto gli scarponi. Se vai al parco li riconosci subito: hanno tutti e due ottant’anni, solo che i primi girano con la badante e si attaccano al bastone, mentre i secondi camminano con la schiena dritta e sono al 100% autonomi.

Ecco: a questo è servito il sadismo che da ragazzo non comprendevo. A ricordarmi, al momento giusto, che non sono obbligato a rincoglionire.

Fabio Riccardi